Nel 2020 uragani e tempeste tropicali hanno ridotto alla fame un quinto della popolazione complessiva di Honduras, Guatemala, El Salvador e Nicaragua. Un quadro che ha fatto raddoppiare il numero dei possibili migranti climatici.
Secondo il Wfp, infatti, il 15% della popolazione di questi 4 paesi sta considerando di spostarsi. Una percentuale che solo 3 anni fa era dell’8%.
Migranti climatici: gli uragani portano alla fame l’America Centrale
Trenta, in tutto: mai prima d’ora si sono registrate così tante tempeste tropicali in una sola stagione. L’ultimo uragano, Iota, è stato anche il più forte: ha colpito in Nicaragua il 17 novembre con venti a 250 km/h. Esattamente nella stessa area su cui si era abbattuto l’urgano Eta meno di due settimane prima.
Eta e Iota, da soli, hanno distrutto circa 200mila ettari di terre coltivate che davano da mangiare a quasi 7 milioni di persone.
In cerca di sopravvivenza, i primi migranti climatici si sono messi in cammino a gennaio. Ma non hanno certo trovato una strada facile, davanti a loro: alcune delle carovane dirette verso nord attraverso il Messico, fino al confine con gli Stati Uniti, sono state intercettate e disperse da operazioni militari. È successo, ad esempio, a quella partita dall’Honduras, poco dopo che il presidente americano ha avvertito i migranti climatici che non era “il tempo per mettersi in viaggio”.
Rimane da chiedersi quale sia l’alternativa.
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